Quando i conflitti diventano ideologia e strumento di parte
Quando “Pro Kiev”
Abbiamo assistito per mesi ed assistiamo ancora, nonostante chiari segni di pace, a grandi e violente manifestazioni in favore della Palestina e contro il massacro del popolo palestinese della striscia di Gaza. Potremmo dire che quel massacro era annunciato dopo il 7 ottobre, potremmo dire che quel massacro era desiderato e richiesto dal Capo di Hamas quando affermava “abbiamo bisogno del sangue di donne e di bambini palestinesi”, ma la presa diretta di Al Jaseera e la triste litania giornaliera di morti innocenti, ha indignato il mondo democratico che ha voluto far sentire la sua voce. Potremo anche dire che quello sdegno in Italia è stato strumentalizzato da una parte politica che ha, in qualche modo, avallato l’estremismo e le violenze che ne sono seguite quando eminenti esponenti della sinistra hanno sfilato in manifestazioni in cui primeggiavano striscioni inneggianti ai “partigiani di Hamas” ed alle “gesta eroiche del 7 ottobre”.
Ho partecipato, nel secolo scorso, a vere manifestazioni di piazza, in cui i cartelloni invitavano gli americani a tornare a casa dal Vietnam, oppure ai russi di lasciare l’Ungheria ed un impeccabile rigorosissimo servizio d’ordine, fatto da giovani con una fascia al braccio, faceva in modo che la sempre presente ala di violenti non potesse demolire negozi , bruciare auto o rompere la testa ai Carabinieri.
Oggi si sfila insieme a chi esalta i violenti ed i terroristi e poi ci si sfila dalle responsabilità di quelli che, ben evidenti nel gruppo, distruggono ed usano violenza. E’ troppo facile affermare che si tratta di frange violente da cui ci si dissocia. Pro-pal troppo spesso significa pro-Hamas ed anti-semitismo. La riprova di questo si può avere cercando di dare una risposta alla domanda: perché non pro-Kiev? Uno stato guidato in modo oligarchico aggredisce uno stato vicino, non perché questo ha commesso un massacro di uomini donne e bambini ma solo perché questo stato intende esercitare il suo diritto internazionale di fare alleanze con altri stati. Quasi quattro anni di massacri, i morti non sono 50.000 ma oltre mezzo milione con circa 600.000 i feriti; danni alle infrastrutture ed alle abitazioni incalcolabili, criminidi guerra documentati innumerevoli, con oltre 20.000 bambini letteralmente strappati alle loro famiglie ed indottrinati in Russia. Dove è la sensibilità della massedei benpensanti della sinistra italiana? dove è il fervore del Segretario della CGIL che invece di bloccare l’esodo dell’industria automobilistica italiana si mette a fare il Masaniello difensore dei diritti dei palestinesi incitando alla “rivolta sociale”? Dove sta l’onestà intellettuale di chi nega che tutto questo non stia generando frammenti di nazismo e di caccia non all’israeliano filo-governativo ma all’israeliano tout court ed all’ebreo ovunque si trovi? Quando vedremo gli antagonisti di professione ed i loro solidali politici organizzare oceaniche manifestazioni contro l’aggressione russa ed in favore dell’Ucraina martoriata e distrutta?: l’Ucraina, nazione cristiana, nazione europea, nazione democratica, nazione posta ai nostri confini, nazione invasa in violazione di qualsiasi diritto internazionale.
Quando “pro-Kiev” diventerà lo slogan dei centri sociali e dei partiti che li fiancheggiano? La risposta è: mai. Perché se nella teorizzazione del dissenso pro-pal si cela il vero scopo che è quello di attaccare sia lo stato di Israele e proporne la distruzione “dal fiume a mare “, sia il governo italiano, la difesa del diritto dell’Ucraina alla sua libertà, significherebbe difendere l’occidentalismo e l’atlantismo che sono i due alimenti indigesti a molti personaggi politici ed antagonisti di sinistra. Il pro-palismo ha creato molte situazioni inaccettabili e la sua strumentalizzazione continua a generare danni. Il solito movimentismo che ieri si chiamava NO-Tav, NO Triv, No vax, oggi si chiama pro-pal e domani si chiamerà NO-ponte; sempre contro tutto ciò che significa progresso e tutto ciò che avviene in difesa dell’occidente e dei suoi valori.
Sergio Franchi
Presentato il libro al Senato della Repubblica con due degli autori di Anzio
Il Mondo in Guerra
Una grande partecipazione e un dibattito di alto livello quello che ha accompagnato lo scorso 10 dicembre presso la sala degli Atti Parlamentari “Giovanni Spadolini” del Senato della Repubblica la presentazione del testo “Il Mondo in Guerra” edito dalla Tab edizioni.
A moderare il meeting dedicato al testo scritto dagli otto autori del libro la giornalista de “Il Foglio”, Ginevra Leganza, mentre a fornire delle importanti riflessioni sulle tematiche relative alla situazione geopolitica mondiale hanno contribuito Enrico Borghi (Senatore di Italia Viva e membro del Comitato Parlamentare sui Servizi Segreti), Ettore Rosato (deputato di Azione e Segretario del Comitato Parlamentare sui Servizi Segreti) e Andrea Manciulli (attualmente responsabile delle relazioni istituzionali della fondazione Med-or guidata dall’ex Ministro degli Interni Marco Minniti).
I tre relatori hanno preso spunto dagli argomenti trattati nel manoscritto geopolitico per far emergere correlazioni con le varie situazioni di crisi bellica presenti attualmente nel nostro pianeta (ben 56) e la necessità di una decisa correzione di marcia da parte delle istituzioni europee tesa a ricercare una autonomia strategica e tattica di carattere quasi definitivo nei confronti dell’alleato statunitense.
La seconda parte dell’incontro svolto a Piazza Minerva 38 di Roma è stata dedicata agli interventi di sette degli otto autori del libro (unico assente per motivi di carattere personale Filippo Angelucci).
Valerio Di Pietrantonio ha fornito col suo intervento degli aggiornamenti rispetto alla tematica della rivendicazione della Cina popolare nei confronti di Taiwan e ha evidenziato anche la necessità di dare una seria attenzione alla evoluzione dei rapporti tra le due Coree.
Ludovico Mocci Guicciardi concentrandosi sulla tabella di marcia dell’espansionismo soft di Pechino nell’Africa subsahariana ha ricordato anche il recente tentativo di Colpo di Stato in Benin e il ruolo mai neutro delle truppe mercenarie russe eredi della famosa “brigata Wagner”.
Stefano Martino ha dedicato il suo intervento alla necessità di spiegare il senso di un approccio geopolitico adeguato per la Repubblica Italiana inserita nel quadrante Mediterraneo.
Gabriele Federici ha svolto una interessante narrazione su come la Turchia, già erede dell’Impero Ottomano, sia negli ultimi 102 anni, abbia modificato il suo obiettivo geopolitico con l’avverarsi da parte dell’attuale Presidente della Repubblica Erdogan, portatore di una visione egemone che ripesca nel conservatorismo islamico un orgoglio patriottico a cui però si affianca la voglia di emergere come Potenza Regionale di primo livello.
Mario Paumgardhen ha deciso di far virare il suo intervento dedicato al Diritto e all’Aerospazio con dei riferimenti di carattere diplomatico spiegando di fatto su chi possa rivendicare su questo pianeta.
Angelo Pugliese ha voluto porre l’accento sulla comparsa nell’agone geopolitico legato allo Spazio del ruolo sempre più paritario di alcuni soggetti privati come la SpaceX di Elon Musk rispetto ad altre entità statuali e di come la Cina sia davvero pronta a mettere piede sul satellite sidereo prima del ritorno degli Usa.
Lorenzo Proietti ha invece concluso la tavola rotonda mettendo in risalto la fondamentale importanza nel XXI secolo della risorsa idrica utilizzando come metro di riferimento il bacino idrogeologico del Nilo.
E’ stato poi dato spazio a due domande di due figure esterne quali Vladimiro Bibolotti (già Presidente del Centro Ufologico Nazionale) e Alessandro Sterpa (attualmente professore di Diritto Costituzionale presso la Università degli Studi di Viterbo “La Tuscia). Il primo ha evidenziato come nel capitolo di Pugliese si sia finalmente data dignità accademica e istituzionale alla tematica degli Uap evidenziando come oramai sia negli Stati Uniti che in Francia la questione venga affrontata nell’ambito di audizioni a porte chiuse dei rami del Parlamento, mentre il secondo prendendo spunto dal capitolo di Federici ha voluto evidenziare la necessità di un maggiore rafforzamento della trasparenza delle agenzie di intelligence occidentali per contrastare gli attacchi di “guerra cognitiva” provenienti da soggetti stranieri oramai avversi al nostro sistema di valori.
Buoni efamily
Siamo ormai alla fine dell’anno e molte famiglie e lavoratori caregiver non hanno alcuna garanzia sul prosieguo dei buoni per l’assistenza, visto che ad oggi la Regione Lazio non ha ancora pubblicato il bando 2026 efamily per la non autosufficienza, volto a sostenere i cittadini e le rispettive famiglie nei percorsi d’assistenza.
Numerosi sono quotidianamente i nostri concittadini che chiedono informazioni sui continui ritardi e incertezze legati ai buoni efamily, ma purtroppo non si vede nessuno spiraglio.
C’è da ricordare che già quest’anno il servizio è stato attivato con notevole ritardo a marzo, creando enormi problemi alle famiglie, che hanno dovuto interrompere l’assistenza o indebitarsi. Ma ora la questione sembra addirittura essere peggiore, perché la Regione non ha ancora specificato quali risorse e quali meccanismi sono previsti per garantire l’erogazione dei buoni per il 2026.
E non dimentichiamoci che si tratta di fondi europei che hanno una destinazione univoca. La Regione deve urgentemente dare riscontro su questa grave problematica, garantendo tempi certi su questo contributo essenziale per le persone fragili e le famiglie che ogni giorno affrontano i compiti di cura. Su questi temi non si può perdere tempo e meno che mai si possano fare giochini politici sulla pelle delle persone.
Roberto Alicandri