Il collage di Guadagnuolo nel rosso dell’eleganza
Omaggio a Re Giorgio
La scomparsa di Giorgio Armani segna la fine di un’epoca, ma non della sua visione. Francesco Guadagnuolo, artista da sempre attento alle tensioni etiche e civili del nostro tempo, lo celebra con un’opera che è insieme ritratto, omaggio e denuncia. Al centro, il volto di Armani: non idealizzato, ma umano, pensoso, quasi assorto nel silenzio che segue la creazione. Intorno a lui, un abito rosso da donna, fluido e vibrante, che si prolunga nel collage fino a culminare in un paio di scarpe rosse. Non è solo un tributo alla sua arte sartoriale, ma un gesto simbolico potente.
Il rosso scelto da Guadagnuolo non è casuale. È il colore del sangue, della passione, della ferita. È il colore che, da anni, l’artista impiega per denunciare la violenza sulle donne e il dramma del femminicidio. In questo contesto, l’abito e le scarpe diventano emblemi di una bellezza che non è mai stata superficiale, ma profondamente rispettosa del corpo femminile, della sua dignità, della sua forza. Armani ha vestito le donne non per esibirle, ma per proteggerle, per esaltarne l’identità senza mai tradirla.
L’opera di Guadagnuolo è quindi duplice: da un lato celebra il Maestro della moda, dall’altro lo inserisce in una narrazione più ampia, quella dell’impegno civile. È come se l’artista ci dicesse che l’eredità di Armani non è solo estetica, ma anche etica. Che il suo stile, sobrio e rigoroso, ha sempre avuto una dimensione morale, una tensione verso il rispetto, la misura, la verità.
In un tempo in cui l’immagine spesso diventa spettacolo, Guadagnuolo ci ricorda che l’arte può ancora essere memoria e coscienza. E che Giorgio Armani, con la sua eleganza silenziosa, ha lasciato un segno che va oltre la moda: ha insegnato che la bellezza può essere una forma di resistenza.
Cisterna di Latina si candida a città sede del futuro consorzio distrettuale
Consorzio dei Servizi Sociali
La decisione del Consiglio comunale di Cisterna di Latina di candidare la propria città a sede del futuro consorzio distrettuale per la gestione dei servizi sociali del Distretto LT1 – che comprende Aprilia, Cisterna, Cori e Rocca Massima – rappresenta una svolta destinata ad avere conseguenze importanti non solo sul piano organizzativo, ma anche sugli equilibri politici e amministrativi dell’intero territorio. Fino a oggi, i servizi sociali del Distretto LT1 sono stati gestiti in forma associata, con Aprilia come Comune capofila. Questo ruolo garantiva alla città la centralità nella programmazione e nell’amministrazione delle risorse destinate alle fragilità sociali. Con la nuova convenzione regionale entrata in vigore lo scorso 8 luglio, però, il modello cambia radicalmente: si passa dalla gestione associata a un consorzio obbligatorio.
Il consorzio avrà personalità giuridica propria, un comitato dei sindaci, un ufficio tecnico rafforzato e soprattutto una sede fisica. Ed è su questo punto che la situazione si complica: il Comune di Cisterna si è candidato ufficialmente a ospitare la sede, candidatura approvata all’unanimità dal suo Consiglio comunale. In altre parole, la centralità gestionale finora spettante ad Aprilia rischia di spostarsi verso Cisterna, ridimensionando il ruolo che la città ha sempre avuto all’interno del distretto. Per Aprilia, che da sola conta quasi il triplo degli abitanti degli altri comuni messi insieme e che vive una domanda sociale complessa e articolata, questa scelta segna l’inizio di una nuova fase: un passaggio dalla gestione associata con Aprilia capofila a un modello consortile, con tutte le opportunità e i rischi che questo comporta.
Nell’immediato, nulla cambierà per i cittadini: i servizi sociali essenziali – dall’assistenza domiciliare alla presa in carico delle fragilità, fino ai progetti per minori, disabili e anziani – continueranno a essere garantiti. Ciò che muterà, però, è il modo in cui tali servizi verranno programmati e finanziati. Aprilia non potrà più contare sugli stessi margini di autonomia, ma dovrà condividere decisioni e risorse in un quadro più ampio, regolato da organismi sovracomunali.
Da attivista e presidente dell’associazione Sunflower Project, che da anni lavora al fianco di persone con disabilità invisibili e fragilità sociali, vedo in questa decisione un punto di svolta che richiede grande attenzione: bisogna vigilare affinché le scelte non vengano calate dall’alto, ma restino aderenti alle necessità reali della nostra città.
Un ulteriore nodo riguarda il rafforzamento dell’Ufficio di Piano, che potrà contare su nuove figure professionali finanziate a livello statale. Non è affatto scontato, però, che tali risorse vengano distribuite in maniera equilibrata o che vadano davvero a beneficio delle realtà più popolose come Aprilia.
Ecco perché Aprilia non può limitarsi ad assistere: deve assumere un ruolo attivo e strategico. La prima sfida sarà costruire alleanze con gli altri comuni del distretto, non in una logica di contrapposizione ma di cooperazione. Aprilia deve presentarsi come motore e risorsa, capace di sostenere progetti condivisi che rispondano ai bisogni delle comunità più piccole senza rinunciare alla tutela delle proprie specificità.
Allo stesso tempo, servirà un impegno politico trasversale, che superi le appartenenze di partito e, questa volta, ci veda uniti per il bene comune della città. I rappresentanti del territorio – amministratori locali, consiglieri regionali e associazioni – devono fare fronte comune per garantire criteri equi di distribuzione delle risorse, regole di governance trasparenti e una presenza proporzionata di Aprilia negli organi decisionali del consorzio. Non si tratta di un interesse di parte, ma di una necessità legata al peso demografico e sociale della città.
Aprilia ha già sostenuto per anni, da sola, il peso del Distretto LT1 come Comune capofila, affrontando le sfide e le complessità che ne derivano. Oggi la nostra città merita maggiore fiducia, non l’ennesimo ridimensionamento. Ha bisogno di rinascere e di essere valorizzata per ciò che è: una comunità grande, viva e resiliente, capace di reagire alle sfide con concretezza e di farne una spinta verso il futuro.
Ed è anche per questo che i cittadini devono sentirsi parte di questo passaggio: questo è il momento in cui la comunità deve far sentire la propria voce. Senza una rappresentanza proporzionata e una governance trasparente, il nuovo consorzio rischia di nascere già squilibrato, e a pagarne il prezzo sarebbero proprio le persone più fragili.
Tartaglia Valentina
Associazione Sunflower Project MICI e Stomia ETS