L’intervento del Partito Democratico contro l’aumento di capitale di Acqualatina
“Non possono pagare i cittadini”
“La destra scarica sui Comuni il costo della cattiva gestione. Noi difendiamo famiglie e territori“. Il Pd provinciale torna a mettere sotto la lente la gestione del servizio idrico.
“Come noto - esordisce Sarubbo segretario Pd - la Presidente del CdA di Acqualatina, dott.ssa Cinzia Marzoli, ha convocato un’assemblea straordinaria dei soci per deliberare un aumento di capitale di 30 milioni di euro. Ai Comuni soci, quindi, viene chiesto di attingere tali somme dai bilanci comunali, cioè dalle risorse dei cittadini. Una richiesta avanzata in modo a dir poco anomalo, senza la trasmissione della documentazione necessaria a motivare l’esborso e a spiegare come sia stata calcolata tale cifra, scrive Omar Sarubbo Segretario provinciale del Partito Democratico, non mi sorprende. Acqualatina continua a essere ostaggio di una gestione unilaterale e dannosa da parte di Fratelli d’Italia (con l’alleato minore della Lega). Prima hanno tentato di modificare lo Statuto per accentrare il potere decisionale nei soli Comuni maggiori, penalizzando tutti gli altri. Tentativo che abbiamo respinto. Poi hanno provato ad aumentare le bollette in maniera esorbitante: anche questo è stato bloccato grazie all’opposizione dei nostri Sindaci e di altri Comuni. Nel frattempo, si sono registrate votazioni anomale in cui il socio privato, Italgas, con il proprio voto ha di fatto orientato scelte che dovrebbero spettare al pubblico”.
“Siamo sempre stati contrari a questo cinico gioco delle destre volto a far pagare ai cittadini il prezzo di una gestione societaria che, alla prova dei numeri, non sta in piedi. Invece di chiedere soldi alla cittadinanza, dovrebbero ammettere i loro errori e riconoscere che, sul servizio idrico, la filiera di governo nazionale e regionale (Meloni e Rocca) ha voltato le spalle al nostro territorio. Come abbiamo più volte ribadito, aggiunge il segretario Pd, servono iniezioni di finanza pubblica regionale e nazionale per garantire investimenti e manutenzione delle reti. Il modello di gestione non può reggersi solo su una bollettazione esorbitante, cioè sul “dissanguamento” di famiglie e imprese, costrette a pagare tre volte: i propri consumi, l’evasione altrui e la dispersione idrica”.
“Noi rivendichiamo di aver aiutato Acqualatina in più occasioni negli anni passati. Ricordo alcune voci, a titolo esemplificativo: 60 milioni di euro di PNRR disponibili grazie al lavoro di progettazione della Provincia di Latina; 40 milioni stanziati per i dissalatori delle isole pontine e 6 milioni per il potenziamento dell’impianto di depurazione in via del Campo ad Aprilia; circa 19 milioni di fondi governativi per l’emergenza idrica del 2017 assegnati al Lazio, parte dei quali destinati al campo pozzi di Formia e ad altri interventi in territorio lepino; Fondi Sviluppo e Coesione per la riparazione delle perdite idriche;un emendamento al bilancio regionale del Consigliere Salvatore La Penna, che proponeva lo stanziamento di 15 milioni per istituire il “Fondo per interventi straordinari sulla rete idrica dell’ATO 4 – Lazio meridionale Latina”, bocciato dalla maggioranza di centrodestra.In queste ore ci stiamo confrontando con i nostri Sindaci e amministratori locali, che parteciperanno al dibattito sull’aumento di capitale con la serietà che li contraddistingue e nell’interesse del bene comune. Leggeremo le carte, purché siano messe a disposizione con trasparenza. Ma, fatti alla mano, questa destra non ha la nostra fiducia. Visti i precedenti e l’ostinazione a procedere da soli e male, oggi non ci sono le condizioni minime per concederla. Conta poco anche il flebile appello a mezzo stampa della Sindaca di Latina, Matilde Celentano, secondo cui “l’obiettivo primario è la salvaguardia di Acqualatina e la sopravvivenza stessa di una realtà fondamentale per il territorio”. “Credo invece che vada salvaguardato il servizio pubblico, non un assetto societario infruttuoso. Vanno salvati i bilanci delle famiglie, non quelli di aziende che perseverano nella cattiva gestione. Vanno messi in sicurezza i bilanci dei Comuni che servono a garantire opere e servizi, non a coprire falle altrui. Non posso infine nascondere la delusione per l’atteggiamento del socio privato. Un attore come Italgas dovrebbe distinguersi per visione strategica, capacità di investimento, economie di scala, lungimiranza. Al contrario, la sua condotta appare come un allineamento incondizionato alle forze di governo. Concludo con una speranza: che anche i Sindaci e gli amministratori di centrodestra abbiano il coraggio di anteporre l’orgoglio per la propria funzione di rappresentanza territoriale alla lealtà di partito, scegliendo di stare dalla parte dei cittadini”.
P.D.
Nessuna offerta per gli immobili di via degli Oleandri
Asta deserta
Nessuna offerta per l’acquisto dei locali commerciali di via degli Oleandri 16 e 18, la Regione Lazio, proprietaria dell’immobile, si vede costretta a ripubblicare per la terza volta il bando ribassandone il prezzo.
Anche la seconda asta pubblica del 24 luglio scorso si è infatti conclusa senza esito e la Regione Lazio si è vista costretta a ripubblicare l’avviso per una terza vendita, con un ulteriore ribasso del 10% sul prezzo base. Eppure si tratta di locali potenzialmente appetibili perché situati in via degli Oleandri, nel pieno centro storico. Beni rimasti nelle mani della Regione Lazio dopo lo scioglimento dell’Opera Nazionale Combattenti.
Fermi da alcuni anni, la Regione aveva cercato di disfarsi già nel maggio 2025, ma nessuno si è fatto avanti per l’acquisto.
Con il terzo tentativo, per rendere più appetibile l’operazione, l’ente ha deciso di abbassare nuovamente il prezzo e fissare una nuova scadenza per la presentazione delle offerte entro15 settembre 2025. Si tratta di due locali.
Il primo, che per anni ha ospitato un negozio di abbigliamento, ha una superficie di 92 metri quadri e dal prezzo iniziale di 93 mila euro, ora la base d’asta è di 74 mila euro, con uno sconto del 20 per cento rispetto alla prima asta.
Il secondo immobile, per anni sede di un bar e di un circolo politico - ex sede PSI- ha una superficie di 89 metri quadri, ma all’interno c’è un soppalco realizzato negli anni Sessanta senza autorizzazione.
Dai 90 mila euro di prezzo iniziale, dopo lo sconto del 10 percento nella seconda asta, ora si è arrivati a un prezzo di 72 mila euro, di fatto con un ulteriore 10 per cento di sconto. Un affare che a quanto pure non interessa al Comune di Aprilia, che dopo la caduta dell’amministrazione Principi hanno anche lasciato cadere l’accordo per acquistare a metà prezzo un’altro immobile di via degli Oleandri di proprietà della Regione Lazio, dove poter realizzare uno sportello per l’agricoltura.
Francesca Cavallin
Ecoimballaggi
Crediti per le tasse non versate dalla Ecoimballaggi, il Comune di Aprilia dovrà accontentarsi di una cifra decisamente inferiore rispetto ai crediti vantati. U
na vicenda paradossale, tenendo conto del fatto che il sito di stoccaggio dei rifiuti di via delle Scienze, dichiarata fallita nel 2020 e ancora al centro di complicate vicende giudiziarie, non è ancora stato bonificato e rappresenta una bomba ecologica a pochi passi dal centro città.
A marzo 2021, l’Ufficio Tributi del Comune di Aprilia aveva presentato istanza di ammissione al passivo fallimentare per un totale di 75.604 euro, somma che derivava da mancati pagamenti dell’Imu dal 2016 al 2018 e della Tari dal 2014 al 2019. Una parte, pari a 35.133 ero, era considerato credito chirografario, ovvero un credito privo di garanzie reali di incasso, mentre 40.470 euro come credito privilegiato.
Dopo una verifica effettuata dal curatore fallimentare però la cifra realmente riconosciuta si è ridotta a 33 mila 228 euro, di cui 23.824 in privilegio e 9.403 in chirografo. Secondo il curatore infatti le annualità 2014 e 2015 della TARI sarebbero ormai prescritte, mentre per il 2019 l’importo è stato ridotto in seguito al sequestro preventivo del sito aziendale.
Nonostante le rimostranze del Comune di Aprilia, che ha sostenuto la validità della notifica degli avvisi di accertamento, il 27 marzo 2025 è arrivata la conferma: il credito ammesso resterà quello ridimensionato dal curatore.
Per questo l’Ufficio Tributi ha provato a proporre un ricorso, che paradossalmente non potrà risolvere il problema più grave, legato ai rischi ambientali per il territorio.
Francesca Cavallin