Luigi Celori ci riepiloga le varie fasi che hanno portato alla realizzazione del museo
Buon compleanno Museo Lavinium
Vent’anni fa, il 31 marzo del 2005 veniva inaugurato il Museo Lavinium, alla presenza dell’allora sindaco di Pomezia on. Stefano Zappalà, del consigliere Regionale Luigi Celori e di numerose personalità della Cultura, dell’Università, della Soprintendenza.
“In occasione dei festeggiamenti per l’anniversario del ventennale del Museo Lavinium di Pratica di Mare sono particolarmente orgoglioso – mi dice subito Luigi Celori – di questa struttura presente sul nostro territorio. Sono stato determinante nella sua realizzazione nel 2004 come consigliere regionale del Lazio sia per avere fatto stanziare i fondi necessari per la sua realizzazione, ma soprattutto per averlo poi realizzato concretamente a differenza di tante opere che pure avendo i fondi non hanno mai visto la luce”.
- Quali difficoltà vi furono per realizzarlo?
“Non fu facile mettere d’accordo la facoltà di archeologia dell’Università La Sapienza che coordinava gli scavi, La Soprintendenza Archeologica del Lazio che gestiva i reperti ed il Ministero dei Beni Culturali che doveva dare il nulla osta all’apertura. Tre strutture importanti con a capo tre donne di carattere quali le dott.sse Maria Fenelli, Stefania Panella e Annalisa Zarattini. Alla fine fu anche grazie a loro se il museo si è potuto realizzare in questo modo”.
- Come si riuscì poi a fare diventare una excaserma in un museo?
“La sfida più grande era riuscire a rappresentare in uno spazio tutto sommato esiguo la grandezza del mito di Enea ed esporre alcuni dei reperti rinvenuti in tanti anni di scavi cominciati alla fine degli anni ’50 dal prof. Ferdinando Castagnoli della Facoltà di Archeologia della Sapienza e poi proseguiti dai suoi assistenti. Ci siamo riusciti grazie alle Officine Rambaldi che hanno curato il progetto attraverso giochi di luci, filmati e sofisticate tecniche multimediali che hanno reso in maniera semplice la complessità dell’evento. Del resto Carlo Rambaldi ha vinto tre volte l’Oscar per i migliori effetti speciali realizzando pupazzi quali Kin Kong ed ET che fanno parte della storia del cinema. Invito i miei concittadini che ancora non l’hanno fatto a visitarlo e se dipendesse da me tutto il nostro territorio sarebbe a quel livello con buona pace per i tanti masochisti che ancora continuano a farsi del male”.
- Crede che sia stato sufficientemente valorizzato?
“Tutta la cultura occidentale studia e si basa su fatti accaduti sulle nostre coste abbiamo cose che tutto il mondo ci invidia del resto la statua della Minerva Tritonia è stata assunta asimbolo dell’Università La Sapienza di Roma. Sono ormai passati venti anni dalla sua apertura e le passate amministrazioni, qualcuna forse distratta da appalti, speculazioni edilizie e assunzioni clientelari, qualche altra interessata solo alle ciclabili, non sono riuscite a valorizzarlo come meritava. Mancano indubbiamente altre fasi che noi avevamo previsto. Innanzitutto un accordo con la famiglia Borghese proprietaria dell’area dove vi sono i resti dell’antica Lavinium per realizzare i parcheggi ma soprattutto per potere accedere in maniera stabile e continua a tutta l’area archeologica con un percorso che rendeva visitabile non solo le XIII Are e l’Heron di Enea ma anche l’area termale e funeraria. Ricordo ancora che gran parte dei reperti ritrovati nelle varie campagne di scavi nell’area archeologica sono in depositi. Questa attuale sede del Museo doveva essere solo una postazione a cui doveva seguire una struttura più grande recuperando la vecchia fornace vicino al Numicus, oggi fosso di Pratica di Mare o meglio ancora sarebbe stato stabilire un accordo con la società proprietaria della pregevole struttura industriale adiacente alla XIII Are per realizzarvi non solo un museo più grande dove esporre tutti i reperti ma anche una scuola di restauro collegata alle Università”.
- Cosa si può fare per rilanciarlo?
“Per noi il museo resta una grande risorsa che se valorizzata potrebbe creare tanti posti di lavoro. Il nostro territorio da Santa Palomba al mare è ricco di reperti archeologici, basti pensare agli scavi nei pressi della foce del fiume Numicus dove il prof. Alessandro Jaia della Sapienza ha riportato alla luce il santuario del Sol Indiges, alla villa di età imperiale di via Siviglia e naturalmente alle sinergie che si potrebbero fare con gli altri Comuni del litorale quali Ardea, Anzio e Nettuno anche loro ricchi di siti archeologici.
L’attuale amministrazione brilla anche lei per immobilismo e non mi sembra stia facendo molto per catturare qualcuno che verrà a Roma per il Giubileo. Abbiamo sul territorio prodotti enogastronomici di eccellenza che potrebbero insieme al nostro mare riempire la giornata a chi viene in visita al Museo.
La speranza è l’ultima a morire e mi auguro che prima o poi i miei concittadini specialmente gli ultimi arrivati invece che lamentarsi si informino delle potenzialità e della storia di questo territorio in cui o sono nati o sono venuti di recente. Io come sempre sono disponibile a raccontarglielo fornendogli materiale illustrativo, cartaceo e video che lo documenta frutto di un lavoro quarantennale. Mi auguro soltanto che la nuova generazione magari prima su internet e poi sul posto possano apprezzare le bellezze del nostro territorio”.
A.S.