Sottoscritto un protocollo d’intesa tra Comune di Ardea, la Provincia di Bergamo e il Ministero dei Beni Culturali
Valorizzazione delle opere di Giacomo Manzù
È stato sottoscritto un protocollo d’intesa fra il Comune di Ardea, la Provincia di Bergamo ed il Ministero della Cultura per la valorizzazione delle opere di Giacomo Manzù, e per favorire la conoscenza delle opere dell’artista conservate ad Ardea e Bergamo. In base a quanto indicato nel protocollo, verrà istituito un gruppo di lavoro per definire strategie e iniziative finalizzate alla valorizzazione della produzione artistica di Manzù, ampliando l’offerta culturale del museo a lui dedicato e permettendo uno scambio di opere oggi custodite nella città di Bergamo. Il Protocollo, avviato dall’Assessorato alla Cultura di Ardea nel 2017 e approvato all’unanimità dal Consiglio comunale, dopo un vaglio in Commissione consiliare, ha finalmente visto la luce della formale adozione, con l’apporto del Ministero dei Beni Culturali.
“Auspichiamo, come del resto è nell’obiettivo del Protocollo - ha sottolineato l’assessore Sonia Modica -, che si apra una nuova stagione d’interesse non solo per l’artista di origine Bergamasca, ma per il suo Museo Nazionale in terra rutula, a cui Manzù ha dedicato gli anni dell’impegno produttivo e, insieme alla moglie Inge, il senso della sua vita familiare e del quotidiano impegno, fino alla morte. L’idea che vadano seguite con scrupolosa attenzione e cautela le scelte operate in relazione al Museo dedicato all’artista è alla base della nota che l’assessora ha inviato alla Direzione Regionale Musei, con la richiesta di intervento sui resti di quella tomba del Maestro e ora cenotafio in memoria, che fa mostra di sé nel parco-giardino del Museo, proponendo, per questo, la disponibilità ad una collaborazione fra istituzioni al fine di ristabilire il dovuto decoro”.
Non è mai troppo tardi, si potrebbe esclamare. In senso di gioia e felicità. Un protocollo che è, sicuramente frutto di un intenso, impegnativo e proficuo lavoro, e va a colmare una carenza che da decenni, gli amanti e dell’arte ed i conoscitori di Giacomo Manzù, in cuor loro, chiedevano con forza e sensibilità, proprio per dare qualcosa alla cittadinanza e che potesse dar lustro a questo Museo, invidiato sicuramente da tutto il mondo. Un Museo che, lo stesso Giacomo Manzù, aveva creato, per poi donarlo allo Stato Italiano, per farne un punto di riferimento nell’ambito della cultura e dell’arte italiana. Un Museo che viene conosciuto da tutti solo grazie all’impegno di alcuni volontari che nel corso degli anni si sono fatti promotori di iniziative che avessero svolgimento al suo interno. Anche alcune recenti amministrazioni comunali che, nel tempo si sono succedute alla guida del Comune di Ardea, si sono adoperate affinché la struttura museale fosse al centro di attività culturali ed artistiche. Un legame che Manzù ed Ardea era nato quasi subito appena lo scultore insieme alla sua famiglia era arrivato sulle coste di Ardea e aveva scelto questo territorio come sua dimora definitiva. Un evento che aveva richiamato nel corso degli anni una moltitudine di artisti e rappresentanti del mondo dell’arte e del mondo dello spettacolo a visitare lo studio del Maestro. Negli anni ’60 con le grandi sculture in bronzo di Giacomo Manzù che oggi rappresentano la sua storia presso le maggiori Cattedrali come S. Pietro ed altre strutture in Europa, l’artista aveva raggiunto il massimo della notorietà e della produzione artistica. Tutte queste opere sono oggi conservate nel Museo degli Amici di Manzù, come si chiamava prima di essere donato dallo stesso artista allo Stato Italiano. Ed altrettanto aveva espresso il desiderio di essere sepolto nella stessa area museale cioè il giardino dopo la sua morte. Una vicenda che tutti ricordano e che ha tenuto banco in questi ultimi anni, con il trasferimento delle spoglie presso la casa a Campo del Fico nel Comune di Aprilia, a poche centinaia di metri in linea d’aria dal Museo ubicato sul via Laurentina. Da anni ormai si pensa a rilanciare il Museo Manzù di Ardea. Speriamo che sia giunto il tempo di dare la possibilità a tutti gli italiani di conoscere questa struttura museale che è unica nel suo genere e che andrebbe visitata a prescindere dalla passione o meno per l’arte. È una testimonianza unica nel suo genere e che andrebbe rivalutata, riqualificata e fatta conoscere a tutti, piccoli e grandi. C’era stato qualche anno fa, grazie all’impegno di Giosuè Auletta, di portare i bambini delle scuole elementari a conoscere e visitare il Museo. È stata un’opera didattica e di passione di alto valore. Basterebbe seguire la linea guida fissata da Auletta per far sì che il Museo, fosse fruibile dalla maggior parte di visitatori. Non è difficile mettere in cantiere un programma del genere. Perché, se il Museo non viene visitato, chi va ad ammirare le opere di Manzù? Sempre i soliti cittadini di Ardea, Pomezia e Aprilia che hanno vissuto e vivono nell’essere consapevoli che l’artista Giacomo Manzù ha vissuto e partecipato alla vita quotidiana di queste realtà comunali. Allora serve programmare un progetto di visite a largo raggio, iniziando proprio dai compaesani di Manzù e cioè i bergamaschi. I quali ricordano sempre con molta passione e amore le opere e la figura del loro Giacomo Manzù. Se qualcuno ricorda negli anni passati le autorità comunali e provinciali di Bergamo, avevano avanzato la richiesta anche di traferire il Museo a Bergamo proprio per dare maggiore lustro all’artista. Da qui sarebbe opportuno iniziare a parlare di far conoscere il Museo Manzù a tutti. Sarebbe questa una tappa importante per rilanciare la conoscenza del Museo Manzù e delle sue opere che vi sono conservate. Non c’è bisogno di fare qualcosa di enorme: potrebbe bastare inserire in un tour per la città di Roma, anche una visita al Museo Manzù, raggiungibile dalla Capitale in poco tempo.
Sabatino Mele