Il Governo prova a completare la legge sul processo accusatorio
Separazione non consensuale
Viviamo, nel nostro Paese, una situazione di rapporti tra partiti che rasenta l’idiozia. Siamo al punto che ognuno può dichiarare tutto ciò che vuole e la parte politicamente avversa dirà esattamente il contrario, a prescindere dalla logica o dalla realtà dei fatti. C’è addirittura il presidente del Movimento 5S, quello che ha indebitato il Paese per un decennio, per permettere ai proprietari di ville e castelli di restaurare la propria dimora a spese dei contribuenti, il quale, invece di lasciar fare la politica ad altri, continua impunemente a millantare che è merito suo l’aver portato in Italia circa 200 miliardi del PNNR; mentre è stato ampliamente dimostrato che l’importo assegnato all’Italia è stato definito da un algoritmo e che, quindi l’importo elevato è stato concesso nonostante lui fosse il Primo Ministro Italiano. Insomma non c’è speranza di vedere le forze elette dai cittadini lavorare su un progetto utile per i cittadini. Ci apprestiamo ora alla grande battaglia sulla separazione delle carriere.
In Italia si fa confusione: si ricorda il Giudice Falcone ed il Giudice Borsellino che, nonostante essi siano due martiri della nostra storia moderna, non sono due Giudici ma sono Magistrati Pubblici Ministeri. La confusione dei ruoli viene spesso vissuta con disagio dai cittadini attempati che, memori delle gesta di Perry Mason, non comprendono la ragione per cui un accusatore, che rappresenta una parte e cioè lo Stato, faccia parte della stessa famiglia di cui fa parte colui o colei che, al di sopra di chi accusa e di chi difende, deve “fare giustizia”.
Quando, in Italia nel 1988, fu introdotto il processo accusatorio, sotto l’egida del duo “Pisapia-Vassalli”, era evidente a tutti ed era un fatto scontato che la modifica della procedura sarebbe stata la prima fase del cambiamento e che lo stesso sarebbe stato completato con la separazione dei ruoli e cioè quello di chi sostiene le tesi dell’accusa, quello di chi sostiene le tesi della difesa e, sopra tutti, il ruolo di chi deve giudicare, assolvere o assegnare una pena da scontare. Questo avviene ovunque esista il processo accusatorio.
Negli Stati Uniti, a cui il nostro sistemasi richiama, a fronte della “sacralità” del giudice non esiste nessuna particolare tutela della funzione del “prosecutor” e cioè del nostro Pubblico Ministero che non solo non viene protetto da particolari influenze di parte ma esso è “di parte” al punto che viene eletto, spesso insieme al sindaco, in regolari elezioni amministrative. E’ semplicemente ridicolo pensare di “fare giustizia” con un Pubblico Ministero che compete in carriera col suo Giudice o che ambedue partecipino agli stessi consessi elettivi. Allora la domanda è “perché il tardo ma indispensabile completamento della legge Vassalli deve turbare tanto i partiti della sinistra Italiana?” Perché molti Magistrati, specialmente quelli che esercitano la funzione di Pubblico Ministero, considerano la separazione delle carriere come una un’azione liberticida? Ricordiamo che, oltre tutto, la Legge sul Processo accusatorio deve raggiungere anche un altro obiettivo di Democrazia e cioè deve rendere paritarie le funzioni di accusa e di difesa, mentre oggi affermare che esse abbiamo lo stesso peso, nella capacità di far prevalere una tesi, appare un’affermazione azzardata. Mettere le mani su una materia così delicata, toccare la casta dei Pubblici Ministeri in un Paese in cui, dai tempi di “mani pulite”, essi dominano la scena politica a colpi di avvisi di garanzia, può essere azzardato ed è per questo che sono passati 37 anni da quando la prima parte della legge è stata emanata e nessun governo ha avuto il coraggio di completarla. Governi passati di centro sinistra, forse memori e riconoscenti del fatto che il Pubblico Ministero Di Pietro, che poi sarebbe stato eletto nelle file della sinistra, fermò le sue indagini al portone di Botteghe Oscure e non scoprì mai a chi era diretta la valigetta con un miliardo che entrò da quel portone, hanno sempre subito il fascino della Magistratura inquirente. Ora sembra che, finalmente, si potrà arrivare a processi in cui il giovane giudice non debba più essere in soggezione con il famoso Pubblico Ministero o che possano esser viziati da intrighi di carriera che possono influire sul loro regolare svolgimento. Sembra, ma la strada è lunga e pensare che la Casta non le proverà tutte per impedirlo è ottimismo. Dichiarazioni, discussioni, minacce di scioperi hanno accompagnato le fasi precedenti del processo legislativo. E’ un grave atto di arroganza, da parte dalla funzione più delicata della società democratica e cioè quella dell’amministrazione della Giustizia, cercare di intervenire con l’arma violenta dello sciopero, minacciato in passato, per influenzare la classe politica: questa si che è invadere in modo violento la funzione fondamentale della Democrazia e cioè quella della rappresentanza politica del Parlamento.
In questo paese la Costituzione democratica da ai cittadini la funzione di eleggere coloro che fisseranno le regole della democrazia e quindi coloro che devono governare la cosa pubblica, da alla Classe Militare quella di difendere il suolo della Patria ed a quella Giudiziaria la funzione di applicare le leggi erogate dal Parlamento. Alcune recenti decisioni, prese da alcuni Magistrati inquirenti, sembrano alludere a perpetuare l’arma, di cui Silvio Berlusconi fu primatista mondiale, dell’ipotesi di reato che si sgonfia nella gran parte dei casi, ma dopo che ha provocato danni incalcolabili quando non ha causato atti da cui non si torna indietro. Nasce qualche sospetto quando, per esempio, un Pubblico Ministero, noto perprecedenti critiche al Ministro della Giustizia, ricorre in appello in Cassazione contro un Ministro in carica, dopo che lo se stesso è stato prosciolto, cioè giudicato innocente da un giudice oltre ogni ragionevole dubbio, da un’accusa di per se stessa speciosa e e viziata da ideologia. Lo “Stato” ricorre contro una sentenza di assoluzione emessa dallo “Stato”. I cittadini di questo Paese devono essere nelle condizioni di comprendere la logica e l’opportunità di questa storica decisione e, con la saggezza che deve dar loro la democrazia, giudicare il comportamento dei vari gruppi politici in Parlamento.
Sergio Franchi
Bella iniziativa del gruppo coordinato da Chiara Certomà
Risorse del mare
Quando la ricerca esce dalle sale antisettiche dei laboratori e diventa sperimentazione sul campo, quando la battaglia, che spesso una ricerca conduce, diventa fronte delle operazioni allora anche la gente comune diventa protagonista e prende coscienza delle ragioni e comprende le difficoltà. Da anni la Prof. Chiara Certomà dell’Università La Sapienza conduce sperimentazione e ricerca sul campo ed il campo è il nostro mare di Anzio, lo fa con successo che condivide con il suo team CO>SEA. CO>SEA è un team di ricerca attivo presso la Sapienza Università di Roma (Dipartimento MEMOTEF, in collaborazione con l’agenzia indipendente di produzione visuali Raw-News) che promuove studi interdisciplinari, intersettoriali e internazionali nel campo della Geografia Sociale Marina e dellaRicerca Visiva.
L’obiettivo è indagare le trasformazioni socio-ecologiche che interessano l’Oceanoglobale e si riflettono nei mari locali, e le connessioni tra la società umana e non umana e l’Oceano, fondandosi sugli studi di Marine Social Science e Critical Ocean Studies. Il team adotta metodologie diricerca-azione partecipativa, citizen science e documentazione visiva, inquadrando il mare sia comespazio concettuale sia come spazio fisico per ripensare il nostro ruolo all’interno di sistemi ecologici complessi e in evoluzione. La creazione del team di ricerca è stata possibile grazie al Premio della Commissione Europea per la Citizen Science 2024 per il progetto europeo SeaPaCS che ha sostenuto la creazione del teamCO>SEA. Tra le attività del gruppo di ricerca, la Sapienza Università di Roma ha supportato il progetto pilota “CoSea_Lab. Laboratorio Collaborativo per il mare e la sostenibilità socio-ambientale nel Golfo di Anzio”, tramite il programma dedicato “Bando Terza Missione 2024. La partecipazione attiva della gente è in definitiva il progetto, il coinvolgimento è uno degli obiettivi essenziali perché solo la conoscenza può creare le condizioni per lo sviluppo di una coscienza sensibile ai piccoli e grandi problemi del nostro habitat. Un momento di bella partecipazione è stato quello della mostra-laboratorio che ha coinvolto abitanti e villeggianti il 26 luglio sul molo Innocenziano. La mostra è stata curata da Federico Fornaro e sono state esposte: le fotografie di Giuseppe Lupinacci, l’opera “Il Bello dell’Imperfetto” di Matteo Lesina; e l’opera “Plasti Oceano” di Laura Buffa. E’ stato inoltre organizzato un laboratorio partecipativo a cura del circolo “Le Rondini” di Legambiente e di Caterina Pozzobon, Chiara Salari e Luca Bertocci (La Sapienza).
Un intenso reportage che propone uno sguardo insieme intimo e collettivo sulla costa laziale, da Lidodei Pini a Torre Astura, attraversando i paesaggi, le atmosfere e i volti quotidiani di Anzio e Nettuno. Le fotografie di Lupinacci fondono denuncia e poesia, ritraggono spiagge erose, porti dimenticati, acque contaminate ma anche gesti quotidiani di cura e resistenza. Il titolo stesso suggerisce unarelazione fluida e dinamica tra le società e il mare che si articola nel respiro della costa e delle acquecostiere. La mostra rappresenta una dichiarazione d’intenti per un’alleanza tra chi il mare lo vive, loracconta, lo studia e lo difende. Un racconto del mare, di un mare che mostra le sue sofferenze, erosione costiera, inquinamento marino e della costa, problemi legati alla gestione del porto e della pesca e tanti altri aspetti del degrado, ma che non nega le ragioni della speranza, una speranza che solamente la conoscenza e la consapevolezza che il lavoro del gruppo della Prof Certomà può dare anche con manifestazioni “on the field” sa dare. Iniziative di questo tipo non vanno solo seguite e partecipate ma devono anche essere incoraggiate per solo linfa vitale del sapere, di quel sapere diffuso il cui successo significa speranza.
Sergio Franchi
Arenili e palestre in Consiglio
Il Consiglio comunale di Anzio ha approvato con 15 voti a favore, 6 contrari e un astenuto la delibera di “Presa d’atto della determinazione regionale n. G16470 del 04.12.2024 di esclusione dalla procedura di valutazione ambientale strategica (Vas) e adozione” relativa al piano di utilizzazione degli arenili. “Con la delibera odierna riprende il procedimento amministrativo per l’adozione definitiva del Piano di utilizzazione degli arenili – spiega il vice sindaco e assessore al demanio, Pietro Di Dionisio – si tratta di un atto tecnico con il quale l’amministrazione prende atto della non assoggettabilità alla Valutazione ambientale strategica (Vas) da parte della Regione. Da adesso si entra nel vivo della vicenda, in quanto con la pubblicazione si aprono i termini per osservazioni e deduzioni da parte degli interessati”.
Approvato con 16 voti favorevoli e 6 astenuti anche il nuovo regolamento per la gestione delle palestre scolastiche alle società sportive. “Ringrazio i consiglieri – dice l’assessore all’istruzione, Alessandra Ciotti – si tratta di un documento che consentirà di assegnare in modo trasparente e garantendo la partecipazione di tutti le strutture scolastiche”.
Il Consiglio ha approvato anche l’assestamento generale di bilancio e salvaguardia degli equilibri per l’esercizio, la variazione del piano triennale delle opere pubbliche e la ratifica alla variazione di bilancio approvata il 27 giugno dalla Giunta.
Eletti nella commissione comunale per la formazione dell’albo dei giudici popolari i consiglieri comunali Francesco Tontini (Lavinio con Anzio) e Giorgio Monteriù (Fratelli d’Italia). Rinviata, infine, la discussione sulla mozione relativa alle installazioni delle stazioni radio base.