L’eccezionale impresa nei mari del mondo di Giovanni Malquori
Papayaga torna ad Anzio
L’eccezionale impresa è stata compiuta dal suo proprietario Giovanni Malquori, di professione musicista, che si è avventurato in un’esperienza di vita e di mare speciale e straordinaria.
Il primo luglio 2005, allora 39enne, Malquori, dopo aver creato e diretto le “Officine Musicali del Borgo”, decide di partire da Anzio per un “sogno sostenibile”: navigare a vela almeno in un oceano, ma non per “mollare tutto”, lasciando famiglia, amori e lavoro.
Con la sua Alpa 11,50 si imbarca e trascorre lunghi periodi in mare durante le soste non lavorative e le festività, accompagnato dai familiari e coinvolgendo amici nelle varie navigazioni alla scoperta di nuova vita e auspicati mondi marini. Approfitta di ogni momento libero e propizio, in questi ultimi vent’anni, per compiere un giro del mondo a vela a tappe, con il preciso ritorno ad Anzio il primo luglio 2025.
Sulla banchina, accanto alla Capitaneria di Porto, una nutrita folla di amici e simpatizzanti in festa accoglie Papayaga.
Alla nostra domanda su quale sia il momento che più gli è rimasto impresso di tutto il viaggio, lo skipper Giovanni Malquori risponde:b“Ma come faccio? Per me sono tutti belli, anche quelli più difficili!”.
Poi aggiunge che uno dei luoghi che l’ha colpito di più, senza dubbio, è l’oceano Pacifico con la Polinesia. Cita anche l’isola di Palmarola… ma, certamente, non per esaltare il ritorno a casa: “La nostra isola delle Pontine è proprio unica!” – dichiara.
E continua Giovanni: “Le difficoltà con il mare grosso sono state tante, perché il mare contrario di prua è molto impegnativo da affrontare. Ma un episodio davvero pericoloso è stato l’incidente che ho avuto con una petroliera in Venezuela.
Di notte, navigando da solo, sono finito sotto la nave con gravi problemi. Meno male che la mia barca è solida, costruita all’antica, con tanto materiale e grossi spessori di vetroresina. Ho sbattuto sulla fiancata della nave direttamente con la prua; si è piegata la crocetta dell’albero, e per fortuna la superficie incontrata era liscia, senza nessun gancio sporgente.
Quello però è stato un incidente. Diversa è la fatica quando il mare è brutto… ma fa parte del gioco.
Come attrezzatura velica, nei momenti normali, usavo randa, yankee e trinchetta a prua; nei momenti più duri passavo alla sola e fondamentale trinchetta, con due mani di terzaroli alla randa”.
Papayaga è un veliero del 1974, di solide qualità costruttive, precisa e governabile nel suo carattere, tanto che le sue doti la rendono affidabile e puntuale… alla meta.
Superata la draga, attualmente in azione per i noti e ancora irrisolti banchi di sabbia, la vediamo entrare cautamente nel porto di Anzio al calar della sera, poco dopo le ore 19.
A prua, la figlia ventinovenne Carlotta, con la cima in mano pronta per l’ormeggio, rivolge uno sguardo veloce al padre al timone e poi ancora verso poppa, colta da una visione inverosimile: si rivede nel momento in cui, a nove anni d’età, si accingevano a fare il primo rifornimento di gasolio al distributore in cima al molo, per lasciare definitivamente Anzio, vent’anni prima. Un flashback incredibile!
Dopo l’attraversamento dell’oceano Atlantico e tre anni trascorsi ai Caraibi, si dirigono in Venezuela, a Los Roques – isole meravigliose – poi in Colombia. Quindi, passato il Canale di Panama, è la volta del Pacifico.
Dopo dieci anni passati in Atlantico, Giovanni Malquori matura l’idea di attraversare anche questo oceano.
Sapeva che la traversata sarebbe stata più lunga, ma a quel punto, con i figli ormai diciottenni e non più bambini, e con la scuola di musica ben avviata e consolidata, poteva prendersi più tempo per navigare.
Nel 2014 attraversa il Pacifico e arriva alle isole Marchesi, poi la Polinesia, dove Papayaga si ferma per tre anni.
Indescrivibili queste isole, rese leggendarie dai racconti del navigatore Bernard Moitessier. Straordinarie le sensazioni quando si approda su un atollo deserto e si riesce a restare isolati, fuori dal resto del mondo, per settimane o mesi.
Con due figli maggiorenni e il neonato Gabriele, avuto con la nuova compagna Letizia, Malquori ha continuato a viaggiare portando con sé la famiglia. Il terzo figlioletto ha fatto il suo primo bagnetto a Bora Bora…
E così, quello che appariva un compromesso o una trovata – questo suo giro del mondo a tappe – è diventato la realizzazione di un sogno: sostenibile sia dal punto di vista economico, sia nella gestione del lavoro e della famiglia.
Grazie ai moderni sistemi AIS di tracciamento automatico del traffico marino, oggi si può navigare controllando posizione, rotta, velocità e identità delle unità navali, rendendo le imbarcazioni più visibili e contribuendo alla sicurezza in mare.
L’imbarcazione a vela Papayaga ha continuato a navigare in Australia, tra mille difficoltà e mille miglia in tre settimane, tra reef, correnti e passaggi stretti.
A terra, coccodrilli; in mare, squali, meduse e serpenti. Poi ha attraversato l’oceano Indiano, che purtroppo ha trovato molto inquinato dalla plastica.
Doppiato il Capo di Buona Speranza in inverno – dopo qualche giorno di attesa per difficoltà meteo – è risalito lungo l’Africa, toccando l’isola di Sant’Elena (che gli appare nella nebbia come una fortezza), l’isola di Ascension e poi Praia di Capo Verde, dopo 4.100 miglia dall’estremità sudafricana.
Infine le Colonne d’Ercole, con l’impressionante traffico per attraversare Gibilterra, il Mediterraneo, la Sardegna e il ritorno a casa, per concludere il suo “sogno sostenibile”.
Testo e foto di Gianni Loperfido