Anzio: un’altra estate col problema dei rifiuti lontano da una soluzione
Come ai tempi della Camassa
Sembra che gestire la raccolta dei rifiuti di un centro abitato, come Anzio, sia un’impresa impossibile; eppure basta andare in giro per i paesi e le cittadine del Lazio, senza scomodarsi per andare altrove nel nord ma anche nel sud del Paese, per accorgersi che basta un buon contratto, con una buona ditta ed un buon manager; il resto è: saper applicare i termini contrattuali con la necessaria competenza. Abbiamo sofferto estati letteralmente immersi nei rifiuti ai tempi del contratto Camassa e certamente non solo per colpa della ditta, anche perché, fra le tre condizioni indispensabili per un gestione efficace del servizio, la presenza di un buon manager è forse quella che più contaper il raggiungimento di livelli di efficienza; un buon dirigente dell’Ufficio Ambiente è un tecnico, ed un tecnico riesce ad incidere sin dalla fase della preparazione del capitolato e quindi anche nella selezione della migliore ditta.
Non ricordo premi Nobel per i rifiuti solidi urbani a gestire la raccolta nel Comune di Anzio, ma ricordo persone sotto la cui direzione la situazione è stata eccezionalmente precaria. Usciti dalla lunga e sofferta gestione del contratto Camassa, si pensava che finalmente una sana e ben articolata competizione avrebbe permesso di individuare una ditta capace di dare ad Anzio quel decoro che solo l’igiene pubblica ed i servizi relativi riescono a dare ad un consesso urbano. Invece no, la selezione della ditta, attraverso una garapubblica, è stata evitata e si è preferito aderire al capitale sociale di una Società per Azioni pubblica, l’AET con sede a Ciampino, una ditta che non è nota per essere un gigante nel campo della raccolta dei rifiuti, con un gradimento tutt’altro che eccellente e con scarsa esperienza nella gestione di comuni a forte escursione demografica, come quelli del litorale. Subito dopo la firma del contratto di 71.000.000 di Euro si è cominciato con la tiritera dell’inadeguatezza del capitolato di gara, come se ad accettare quel capitolato, fosse stato il dirigente di un altro comune, del numero degli operatori, della carenza di strutture operative ecc. Dettagliati commenti critici furono recapitati al Sindaco, prima e dopo la firma del contratto, anche dal sottoscritto.
Il periodo fine 2021-primavera 2022 non presentò, anche perché di bassa stagione ed in emergenza Covid, nessun particolare problema nella raccolta ma si rilevarono carenze nei servizi complementari, come la pulizia stradale, lo sfalcio dell’erba, la manutenzione delle caditoie, la divulgazione educativa ecc; continue furono le segnalazioni che anche il sottoscritto rivolse all’ufficio competente in più occasioni. Le cose sono andate peggiorando e, durante l’estate in corso si rivive, in alcune zone, l’atmosfera dei tempi della Camassa. Percorrendo alcune strade dei quartieri che, ricordiamolo rappresentano più del 90% della popolazione di Anzio, si rilevano rifiuti sparsi o lasciati per il prelievo ovunque, anche perché la periodicità contrattuale di ritiro del verde è stata dimezzata; cumuli di rifiuti nelle strade che dirigono verso la capitale, prelievo spesso saltato di abitazioni e poi secchi e mastelli sgangherati e di varia foggia si affiancano ai mini contenitori distribuiti dalla AET ad una parte dei cittadini.
Insomma non ci siamo; le difficoltà non possono essere ragione di inefficienza per sempre: perché la capacità di gestire si misura proprio nelsuperamento degli ostacoli con soluzioni efficaci. Da un incontro con l’Assessore mi risulta che è stato affidato l’incarico ad uno studio professionale per ristrutturare il contratto col la Società AET di cui, giova ricordare, il Comune di Anzio è il secondo azionista dopo quello di Ciampino. Una considerazione viene subito in mente: ma se il dirigente dell’Ufficio Ambiente viene selezionato per le sue capacità tecniche, perché bisogna affidare, a fronte di un corposo onorario e di una lunga perdita di tempo, la revisione di un contratto esistente ad un professionista esterno di Bari o di Milano, che del Comune di Anzio sa solo il fatto che c’è il pesce buono? La stesura di un capitolato, specialmente se si tratta di revisione di uno esistente, è un esercizio piuttosto facile e veloce per chi conosce le caratteristiche dell’ambiente in cui verrà reso esecutivo e se si tratta di correggere lacune ed errori noti. Così non funziona. Un’altra estate sta passando ed il decoro della città è in forte carenza. E poi non possono mancare gli “incivili” e cioè coloro che del decoro se ne fregano ed abbandonano sacchi, materassi e suppellettili varie dietro l’angolo e che, ho sentito per l’ennesima volta in Consiglio Comunale, verranno debellati con l’impiego delle foto-trappole furbe, visto che quelle installate in precedenza erano troppo stupide: tipica dichiarazione di chi di gestione dei rifiuti solidi urbani ne sa veramente poco. Le foto-trappole, anche per il fatto che vige l’obbligo della loro segnalazione, spostano solo il punto di abbandono, non educano ma rendono l’incivile più insolente e le multe comminate vengono pagate in minima parte dai trasgressori.
Tra le incombenze primarie di un dirigente, che sa fare il dirigente e che raggiunge sul campo i taskche gli vengono affidati, c’è anche quella di civilizzare gli incivili e le modalità non mancano: prima fra tutte il coinvolgimento, poi il controllo ed infine la repressione, tutti strumenti disponibili da parte di chi dirige il servizio. Nelle incombenze della ditta AET è menzionata una campagna di educazione ambientale, che significa coinvolgimento, di cui non si è vista traccia: non ho visto tracce di controlli a tappeto delle utenze e nemmeno di una campagna repressiva che si fa a monte, presso le abitazioni e non mettendo il sale sulla coda degli incivili che gettano rifiuti in strada. La ditta AET, che dovrebbe interagire in tempo reale con l’utenza, in modo da stabilire una solida collaborazione, non da risposte efficaci e si permette il lusso anche di ignorare segnalazioni e reclami per disservizi recapitati via PEC. Infine una considerazione fondamentale: il servizio di raccolta è un’attività finanziata dai cittadini.
Non ho dati aggiornati, ma le ultime statistiche di circa due anni fa mi segnalavano che poco meno del 50% degli utenti non pagano la TARI. Anche se questa percentuale fosse leggermente migliorata essa resterebbe un cratere di inefficienza nella gestione globale del servizio, a meno che l’inadempienza non sia scesa alla percentuale del 7-8% che rappresenta lo “zoccolo duro” accettabile in un contesto socio-economico come quello di Anzio. Il lavoro da fare è tanto e su vari fronti. La raccolta dei rifiuti e la gestione dei servizi connessi rappresentano, in assoluto, le attività più impegnative e più onerose del Comune di Anzio. Attività che, sin dai tempi della Volsca, sono state mal gestite, se i risultati servono a misurare l’esito della gestione. Ristrutturare un contratto è un rischio perché potrebbe rivelarsi come la toppa peggio del buco a meno che il problema dei rifiuti ad Anzio non venga affrontato con la risolutezza necessaria dalle varie angolature; ma intanto esiste un contratto, esistono i pagamenti effettuati alla ditta: allora il servizio deve essere prestato come da contratto. Un problema che si spera che l’Assessore all’Ambiente, che sicuramente non è responsabile di tutti i suoi aspetti. sia messo nelle condizioni di risolvere. Un problema di cui la gente di Anzio vorrebbe vedere risultatati e non chiacchiere.
Sergio Franchi