Abbiamo approfondito l’argomento con il professor Antonio Di Lisa responsabile locale e membro della segreteria regionale di Sinistra Italiana
SOS acqua: le cause dell’emergenza idrica
Nel numero scorso del Pontino abbiamo pubblicato un comunicato del prof. Antonio Di Lisa, responsabile locale di Sinistra Italiana nonché membro della segreteria regionale e dell’Assemblea nazionale, che affrontava il tema dell’emergenza idrica. Un tema sicuramente interessante che abbiamo voluto approfondire con il Prof. Di Lisa.
- Prof. Di Lisa ma quali sono le cause principali dell’emergenza idrica sul nostro territorio?
“Le cause dell’emergenza idrica sono da ricercarsi in primo luogo nei cambiamenti climatici in atto. Essi determinano lunghi periodi di siccità che si alternano a eventi estremi di precipitazione, temperature estive elevate e un aumento della temperatura media/annua. Seppure la precipitazione media/annua è costante cambia la frequenza degli eventi, pertanto la quantità d’acqua che cade per unità di superficie non viene assorbita dal terreno e non ricarica gli acquiferi. Il lago di Albano si è abbassato di 7 metri negli ultimi venti anni (15 cm/anno, 50 cm solo nell’ultimo anno) e una situazione critica riguarda anche il lago di Bracciano. Come possono testimoniare gli agricoltori e i residenti non serviti dalla rete idrica pubblica, il livello di falda nei pozzi è sempre più basso e molti di questi sono ormai inutilizzabili. La responsabilità dell’uomo è evidente sia nel determinare l’aumento dei gas serra, e quindi dei cambiamenti climatici, sia perché le attività antropiche richiedono un eccessivo consumo di suolo che difatti rende il terreno impermeabile all’acqua. Con un quadro del genere disperdere lungo la rete di distribuzione circa il 40% della risorsa (secondo i dati forniti da Acea saremmo al 28%) è un vero fallimento”.
- Cosa dovrebbe fare l’Acea per sopperire a tale problema?
“Acea è una società municipalizzata con privati (51% a 49%) che gestisce un bene pubblico, come l’aria che respiriamo, e come tale dovrebbe garantire l’accesso a tutti i cittadini a questo bene primario con costi contenuti. Invece stiamo assistendo ad aumenti vertiginosi delle bollette, sia per quanto riguarda il costo di gestione sia della stessa risorsa. Nonostante i costi esorbitanti (siamo arrivati a oltre 400 €/anno a famiglia) in tante zone della città questo bene primario non viene garantito tutti i giorni. La pressione è talmente bassa che ai piani alti degli edifici i rubinetti sono a secco. E’ evidente che la società Acea dovrebbe effettuare investimenti consistenti per la manutenzione della rete di distribuzione esistente, in gran parte deteriorata o non più idonea per lo sviluppo urbanistico dei territori, al fine di eliminare le numerose perdite d’acqua e inoltre per una maggiore razionalizzazione della risorsa, dalla depurazione al riuso per altri scopi. In tante città del mondo (New York ad esempio) l’acqua della rete fognante non chiude il suo ciclo direttamente in mare, essa viene depurata, trattata dal punto di vista chimico-biologico per essere riutilizzata.
Le abitazioni singole, come le villette, dovrebbero essere in grado di raccogliere l’acqua piovana in modo da poterla utilizzare per l’irrigazione dei giardini. In Italia e nel nostro territorio utilizziamo l’acqua delle sorgenti per irrigare le colture agricole o utilizzate nei processi industriali e artigianali mentre occorrerebbe allargare il ciclo dell’acqua. L’Acea non investe in questa direzione, preferisce monetizzare perché la risorsa, in fondo, è gratuita”.
- Il sindaco ha scritto all’Acea chiedendo che venga garantito un servizio efficiente. E’ un’azione efficace o si potrebbe fare di più?
“Il Sindaco non può limitarsi a questo. Il Sindaco dovrebbe richiamare l’Acea alle proprie responsabilità. Non è un caso che i problemi dei rubinetti a secco siano coincisi con la decisione di Acea di non attingere più dai pozzi del Campo pozzi Laurentino. Qui si apre un altro capitolo sconcertante che riguarda l’inceneritore che il Sindaco Gualtieri del Comune di Roma vuole realizzare nell’area limitrofa alla zona di ubicazione dei pozzi. L’acqua prelevata da tali pozzi sarebbe inquinata. Certo, l’Acea, la Regione Lazio e l’ARPA sono stati sempre a conoscenza del problema, tanto è vero che dalle analisi sulla potabilità risulta che l’Acea prima di immettere l’acqua dei pozzi nella rete di distribuzione di Pomezia e Ardea la trattava per eliminare la contaminazione da Arsenico e da Tetracloroetilene. Quindi la domanda da farsi, e che dovrebbe farsi il nostro Sindaco chiedendo conto all’Acea, alla Regione Lazio e all’ARPA è: come mai viene deciso di dismettere il prelievo dai pozzi soltanto ora che verrà realizzato l’inceneritore? Forse si vuole destinare quell’acqua per questo impianto? Perché i cittadini devono avere ad intermittenza l’acqua nelle proprie case? Quali investimenti l’Acea ha intenzione di attivare per affrontare l’emergenza? Questi interrogativi sono solo retorici considerando ciò che ho espresso in precedenza”.
- L’acqua è un bene primario ma chi controlla se il prezzo all’utente è congruo?
“Sono passati ormai diversi anni da quando nel lontano 2008 con la legge 112, Ministro Tremonti e governo Berlusconi, si consentiva ai privati di entrare nella gestione dei servizi idrici pur essendo la risorsa un bene pubblico. Cosa ha comportato questa legge? In sintesi la privatizzazione della risorsa acqua e l’assoggettamento dei servizi alle regole dell’economia capitalistica.
Nonostante nel 2011 ci sia stato il referendum che ha raggiunto il quorum ed ha sancito che l’acqua è un bene pubblico, in pratica nulla è cambiato e i milioni di cittadini che hanno votato sono stati beffati. Per rispondere, quindi, alla domanda, dico che il prezzo non è congruo e il cittadino non ha alcuna possibilità di far sentire la sua voce. Dovrebbe farlo per suo conto l’Ente pubblico con il suo 51% ma in un sistema di fatto monopolistico e privatistico ciò non accade. Si vuole un’economia di mercato e poi si sono creati i monopoli privati. Questa è la stortura del sistema. Dall’analisi dei problemi affrontati nelle risposte precedenti si evince che Acea cerca di distribuire solo dividendi agli azionisti mentre non investe abbastanza per sopperire alle criticità attuali e soprattutto future”.
- Lei in quel comunicato ha ricordato anche Valentino Valentini, un nostro concittadino che si era battuto affinché l’acqua venisse gestita interamente dallo Stato. Perché non si è mai riuscito ad ottenere questo risultato?
“Con il compagno Valentino Valentini abbiamo condotto tante battaglie nel nostro territorio e in particolare nella nostra città. Ricordo una sua spiccata sensibilità politica sulle tematiche ambientali e quella dell’acqua è stata sempre al centro del suo agire. Lo ricordiamo con il cartello appeso al collo “Acqua ti voglio bene comune” protestare sulle scale del Palazzo Comunale. Sempre legato ai temi ambientali e dei cambiamenti climatici lo abbiamo visto impegnato con grande determinazione sul problema dell’erosione costiera a Torvaianica. Insomma un cittadino, un compagno che vogliamo ricordare a qualche settimana dal quarto anniversario dalla sua scomparsa. Continueremo a batterci, ricordando anche le sue battaglie, affinché venga rispettato l’esito del referendum del 2011. Fino a quando l’economia governerà sulla politica e ne condizionerà le scelte, allora vorrà dire che la democrazia nel nostro paese è messa a rischio. Forse è proprio tale convincimento da parte dei cittadini che li ha portati a disertare le urne. Sinistra Italiana sarà sempre impegnata per ribadire il primato della politica nelle scelte che riguardano i cittadini e l’acqua è l’emblema dei beni comuni.
La gestione di questo bene deve ritornare interamente in capo al pubblico, con investimenti adeguati che possano fronteggiare la crisi in atto. Non sono sufficienti gli investimenti se non si affronta il tema da un punto di vista culturale. Occorre sensibilizzare la popolazione ad un uso consapevole della risorsa”.
A.S.
Stop ai bivacchi
L’Amministrazione Comunale di Pomezia ha emanato una nuova ordinanza per contrastare il fenomeno dei bivacchi e degli schiamazzi notturni che, in alcune zone della città, sta compromettendo la vivibilità e il decoro urbano, imponendone la chiusura dei numerosi mini market che stanno popolando la città, dalle ore 21.00 alle ore 5.00 del giorno successivo.
“A seguito di numerose relazioni da parte delle Forze dell’Ordine e di un confronto diretto con il Prefetto, si è deciso di limitare gli orari di apertura dei cosiddetti mini market nelle ore notturne – spiega il Sindaco di Pomezia, Veronica Felici. - Con questa ordinanza la nostra volontà è quella di dare un freno al malcostume che sta prendendo piede in alcune zone della città. Dopo mesi di lavoro e confronto con le autorità competenti, abbiamo ritenuto necessario intervenire con decisione. Abbiamo cercato di evitare misure drastiche, ma la situazione richiede un’azione ferma e responsabile. Gli interventi e le iniziative per salvaguardare il decoro cittadino, combattendo malcostume e criminalità, proseguiranno, grazie al lavoro di stretta collaborazione con gli organi preposti che stiamo portando avanti da tempo.” Conclude il Sindaco.
Ufficio Stampa
Comune di Pomezia